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L'Europa per uno sport accessibile ad anziani, migranti e disabili

Rilancio delle politiche della Commissione in materia sportiva. Tra le parole chiave inclusione e sostegno al programma Erasmus

Buona governance, trasparenza, inclusione e accessibilità. Sono queste le parole chiave della relazione che l’europarlamentare finlandese Hannu Takkula ha appena terminato di redigere per orientare le politiche sportive della Commissione Europea. La proposta di risoluzione del Parlamento europeo nasce a sette anni dal Trattato di Lisbona, che sancisce la competenza non vincolante della Ue nell’ambito della politica dello sport. E parte dall’idea che lo sport debba essere davvero un patrimonio di tutti, compresi i gruppi socialmente più vulnerabili come gli anziani, i migranti e le persone con disabilità. La relazione analizza anche l’importanza dell’attività fisica a livello di politiche sociali, sanitarie e d’istruzione. E sottolinea la spinta economica costituita dallo sport, anche in termini di turismo, benessere, industria dei prodotti e servizi digitali. Sono oltre 7 milioni i cittadini europei lavorano nel settore dello sport – ricorda la relazione – per un giro di affari pari d’affari di quasi 300 miliardi.

Per Raffaella Chiodo, politiche internazionali Uisp, ci sono due passaggi particolarmente importanti nella relazione presentata dall’Europarlamentare finlandese: “Il riconoscimento della potenzialità dell'attività fisica a livello di politiche sociali, sanitarie e d’istruzione. Si tratta di una visione emersa dalla strategia pubblicata dall'Organizzazione mondiale della Sanità giusto un anno fa e che l’Uisp ha tradotto e pubblicato in Italia rendendola così fruibile da subito per tutti gli attori della società civile e delle istituzioni preposte alla costruzione e realizzazione dei piani di prevenzione per la cui efficacia l'attività fisica è cruciale. Il secondo elemento emerge dalla valorizzazione dello sport come essenziale strumento per l'inclusione e la conoscenza reciproca, così come utile mezzo per combattere ogni forma di radicalizzazione, in un'era in cui da troppe parti si costruiscono muri con la pretesa di fermare l’arrivo dei rifugiati da Africa, Medioriente e Asia. È un segnale importantissimo, ma necessita di adeguate risorse per sostenere programmi e attività come Erasmus + e altri”.

La relazione chiede inoltre tolleranza zero per la corruzione nel settore sportivo e invita le organizzazione di qualsiasi livello a presentare proposte concrete per migliorare la governance entro il 2018. Il testo non dimentica, inoltre, di citare le grandi sfide che il mondo dello sport professionistico si trova ad affrontare, come la piaga del doping o il problema delle partite truccate e la proprietà di terzi, che invita ad affrontare in maniera efficace. E mette altresì in evidenza la necessità di garantire che i principali eventi sportivi producano effetti positivi e sostenibili anche per la coesione delle città e dei Paesi che ospitano le competizioni. Tra gli strumenti più efficaci della politica Ue in materia di sport, la relazione individua il programma Erasmus+, che deve essere però potenziato e utilizzato in modo più efficace, sia stanziando un maggior numero di fondi per lo sport all’interno del programma sia promuovendo la mobilità di volontari, allenatori, atleti e istruttori.

Molte, infine, le raccomandazioni contenute nella relazione, tra cui la necessità di garantire l’accesso a tutti gli impianti sportivi da parte delle persone con disabilità, l’appoggio alle strutture che promuovono la mobilità dei volontari nello sport, la tutela degli sportivi contro le pratiche abusive, la lotta contro la tratta di esseri umani, in particolare per quanto riguarda i bambini, il ruolo dello sport come strumento di integrazione dei rifugiati, dei migranti e dei richiedenti asilo e l’affermazione dell’importanza della pratica sportiva nella lotta contro la radicalizzazione. (Fonte: Redattore sociale)